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Quando il verde è di moda

Oggi il verde è di moda! Già, perché sta diventando abbastanza comune pensare che possa bastare una bella mano di verde sulla confezione ed un bollino ricamato ad hoc per essere considerati ambientalisti. È ormai noto che la maggioranza dei consumatori è diventata sempre più responsabile nei confronti dell’ambiente, perciò fare leva su messaggi che snocciolano credenziali “pseudo-verdi” può essere un ottimo volano per diversi prodotti.

Impariamo a difenderci dal greenwhashing.

Oggi vi presento il greenwashing, letteralmente lavaggio verde, che indica come molte realtà ormai sfruttino le tematiche ambientali solo per darsi un’immagine positiva allo scopo di deviare l’attenzione dai reali impatti negativi dei prodotti. L’ente americano Ecolabel Index ha effettuato uno studio su questa tematica portando alla luce ben 349 varianti di etichette e certificazioni “verdi” per i prodotti di consumo di massa. Una vera e propria giungla selvaggia dove orientarsi e distinguere tra buoni e cattivi è davvero un’ardua impresa. Siamo bombardati ogni giorno da messaggi allettanti, ma spesso non troppo chiari, che inducono il consumatore ad acquistare prodotti o adottare comportamenti che non giovano in alcun modo alla causa ambientale: pensate che l’ong TerraChoice ha rilevato in più del 10% delle pubblicità un’affermazione ambientalista.

Poi si meravigliano se il consumatore inizia ad essere diffidente. Già, perché se da un lato siamo tutti più sensibili alle promesse che riguardano l’ambiente, dall’altro stiamo diventando più severi e sospettosi nei confronti di chi crea un business sulla tematica di responsabilità ambientale, a discapito anche di coloro che adottano seriamente politiche verdi o commercializzano prodotti dalla reale anima ambientalista.

Mai come oggi, quindi, è fondamentale informarsi, cercare di capire quando la nostra voglia di sostenibilità è fuorviata e quando, anche tramite le nostre scelte, aiutiamo inconsapevolmente a rendere possibile il greenwash. Negli Stati Uniti, dove il problema è conosciuto già da anni stanno attuando un giro di vite per i prodotti eco e bio, fornendo ai consumatori regole precise e sanzioni severe contro pubblicità poco trasparenti. Addio ad etichette “eco-friendly” su detersivi e cosmetici senza giustificazioni specifiche a supporto, niente più “biodegradabile” senza indicare esattamente la percentuale di contenuto che realmente si decompone nell’ambiente. Per l’industria americana sta per finire il tempo in cui tutto era concesso. Anche in molti altri Paesi i governi stanno adottando norme e prassi per contrastare il fenomeno del greenwashing: sul fronte legislativo italiano non si delinea ancora una posizione chiara. Tuttavia, molti siti ambientalisti stanno sollevando il problema e qualcosa si sta muovendo nella giusta direzione.

Cari consumatori armatevi di lente ed occhio critico e partite alla ricerca di prodotti che rispettino l’ambiente con azioni concrete e reali, non fermatevi all’aspetto, ma guardate la sostanza: leggete le etichette, loro sapranno darvi la risposta che cercate.

1 Luglio 2011Categorie: News